Piano Faunistico 20121-2015
Piano Faunistico 20121-2015

Con la definitiva approvazione in Consiglio Provinciale, il 24 settembre si è concluso l’iter del nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2012-15. Rispetto al documento adottato in precedenza dalla Giunta Provinciale, il 20 marzo 2013, le osservazioni pervenute da parte di alcuni Enti, Associazioni e privati, hanno consentito di effettuare alcune modifiche, che non cambiano tuttavia l’impostazione generale e i contenuti principali del Piano.

“Questo importante strumento di programmazione, rappresenta – dice l’Assessore Giacomo Sanavio – un documento pragmatico, fondato su una corposa analisi della situazione esistente e pregressa, che in modo innovativo indica le linee da seguire nella gestione dei complessi rapporti tra fauna e categorie sociali interessate. Il Piano faunistico-venatorio provinciale – aggiunge Sanavio – è un vero e proprio strumento di programmazione territoriale: non solo un fondamentale documento tecnico, ma un programma politico di gestione faunistico-venatoria. Gli obiettivi che stanno alla base sono la salvaguardia dei territori rurali, la sostenibilità del prelievo venatorio, la gestione sociale, l’attenzione alla prevenzione del conflitto con il settore agricolo”. Rispetto infatti alle dinamiche delle principali specie selvatiche nel territorio provinciale, esposte attraverso i dati presenti negli archivi provinciale, degli ATC e del Centro Ornitologico Toscano, è proprio la caratterizzazione della dimensione “antropica” che rappresenta, anche nella gestione faunistica, l’elemento caratterizzante le possibilità di gestione.

Le linee suggerite dal Piano partono quindi da interessanti analisi dei fattori economici legati alla caccia ed ai danni da fauna, le aspettative del mondo venatorio, le connessioni con le attività delle associazioni di volontariato e degli enti coinvolti.

Le indicazioni gestionali, argomento dopo argomento, giungono dopo un percorso iniziato nel 2011, con il quale il Piano e i documenti preliminari sono stati illustrati e discussi nel corso di numerosi incontri con le associazioni, la Consulta Faunistica, gli ATC e con la popolazione, nel corso di 6 riunioni serali svolte nei comuni della Provincia.

I tempi di lavoro e le fasi procedurali derivano inoltre, oltre che dalla normativa specifica regionale, dalla applicazione delle procedure obbligatorie relative alla Valutazione Ambientale Strategica del Piano stesso e dalla Valutazione d’Incidenza relativa ai siti Natura 2000, presenti in Provincia di Pisa.

La stesura del Piano Faunistico è stata realizzata da uno specifico Nucleo di Progettazione formato da personale dipendente di vari Servizi della Provincia, coordinato dal Responsabile dell’Ufficio Difesa Fauna, con evidenti risparmi di costi rispetto al Piano precedente, ma con uno stretto rapporto di collaborazione con gli ATC provinciali, ed in particolare con i tecnici che a tali ambiti hanno fornito servizi in questi ultimi anni. Ciò, ha permesso di realizzare un documento strettamente collegato con la realtà provinciale e con i diversi aspetti (faunistici, gestionali, sociali e ambientali) che caratterizzano la nostra Provincia.

Il Piano si compone di sei parti, consultabili direttamente sul sito web della Provincia di Pisa:

- il Piano Faunistico Provinciale;

- l’Allegato 1, che riguarda la descrizione dello schema di valutazione degli Istituti Faunistici Provinciali esistenti;

- l’Allegato 2, che è composto dalle singole schede di valutazione degli Istituti Faunistici e Venatori;

- il Rapporto Ambientale di V.A.S.;

- la Valutazione di Incidenza del Piano sui siti Natura 2000;

- la Sintesi non Tecnica delle valutazioni ambientali.

La prima parte è quella più corposa ed è divisa in sette Capitoli, di cui i primi quattro sono incentrati sulla descrizione ed analisi della situazione faunistico-venatoria provinciale pre-piano. In tali capitoli, oltre ai riferimenti normativi vigenti sono stati analizzati i fattori che influenzano la presenza e consistenza faunistica, quali le variazioni avvenute nell’uso del suolo, e nel paesaggio agrario e forestale. Accanto a questi parametri sono stati passati gli aspetti umani e sociali legati alla gestione della fauna, quali gli ATC, la vigilanza, le associazioni, le categorie coinvolte. Di particolare rilievo è inoltre il quadro derivante dall’analisi delle informazioni raccolte dai cacciatori con questionari anonimi, che indicano un loro forte legame con il territorio ed un apporto all’economia locale tutt’altro che trascurabile, rispetto ad una generale forte diminuzione del numero di cacciatori e dei fondi pubblici a disposizione. Nei capitoli successivi vengono analizzati i dati relativi alle singole specie stanziali e migratrici, con particolare riguardo alle evoluzioni avvenute ed alle prospettive legate alla gestione degli Ungulati, alle cause e rimedi della diminuzione di alcune specie della piccola fauna stanziale, tra cui in primo luogo la predazione esercitata dal Cinghiale, gli abbattimenti e le immissioni. Una parte importante è legata alla gestione della fauna migratrice, con l’analisi degli abbattimenti per ciascuna specie cacciabile effettuata negli ultimi 10 anni e con l’analisi e proposte di gestione degli appostamenti fissi di caccia. Tra le emergenze rilevate vanno sottolineate quelle relative all’ordinamento della densità talora eccessiva di alcune tipologie di “capanni” e le indicazioni e prospettive di aumento dei chiari di caccia, che hanno permesso in molti casi, ove presenti, il mantenimento di importanti luoghi di presenza e nidificazione di specie protette.

Al Capitolo 6 sono invece descritti in modo specifico gli Istituti faunistici pubblici e privati e la loro distribuzione sul territorio. Per ciascuna tipologia è stato realizzato un sistema di valutazione di efficienza, omogeneo ed oggettivo, basato sulla trasformazione in punteggi “normalizzati” dei parametri di gestione relativi agli ultimi 5-10 anni. Sono stati analizzati in questa fase fino a 77 diversi parametri (dalla variazione di densità delle singole specie ai danni; dalla presenza della vigilanza al numero degli agricoltori coinvolti nella gestione; ecc.) che hanno permesso di creare una “pagella” per ogni Istituto (riassunte nell’Allegato 2) e una “classifica” da cui si evidenziano i migliori e i peggiori. A seguito di questa valutazione sono state formulate le linee generali e particolari di gestione futura, che comunque differenziano in modo netto gli Istituti pubblici da quelli privati, secondo le finalità previste per ciascuno dalla Legge e che consentiranno se attuate un’effettiva “rivoluzione” nel panorama faunistico e gestionale provinciale. Il Piano poi al Capitolo 7 introduce, in modo relativamente dettagliato, gli elementi formali da realizzare a supporto delle azioni previste dal Piano, introducendo le modifiche organizzative (ad esempio la “ricetta” per l’informatizzazione integrata dei dati, archivi, e informazioni in uno specifico gestionale; le riforme del quadro della vigilanza), regolamentari (indicazioni per i nuovi regolamenti per la caccia di selezione, per la detenzione faunistica, per gli interventi di controllo, per il risarcimento danni, ecc.) e gestionali (modalità di redazione dei piani annuali di gestione per specie, sicurezza nella caccia e gestione dei rifiuti; gestione e valorizzazione delle carni).